17 Sala del Consiglio
La sala fu utilizzata, come previsto, sia per le riunioni del Consiglio della Confraternita sia come archivio: funzione, quest'ultima, che ha mantenuto sino a pochi anni fa.
Il Consiglio della Confraternita di San Sebastiano stabilì, nella seduta del 31 aprile del 1730, la “fabrica d'una nuova sacrestia […] ma anche di costruhirvi una stanza che serva di Consegliaria, e dove con sicurezza possin servarvi le scritture”Dall' anno successivo si procedette pertanto con i lavori, che comprendevano un sostanziale rifacimento della zona del coro e che durarono sino al decennio successivo: la stanza del Consiglio venne edificata sopra la sacrestia, e ad essa si poteva accedere attraverso una scala in pietra che risultava già realizzata nel 1731.
Lo stato di incuria generale dell' edificio aveva causato un evidente degrado del locale, dovuto soprattutto ad infiltrazioni di acqua piovana avvenute sin dagli anni 1970, che ne avevano danneggiato pesantemente il soffitto e il mobilio: i lavori di restauro svolti a partire dal 2001 hanno permesso di recuperare l'aspetto originale che la stanza aveva nel XIX secolo. L'ambiente è costituito da un semplice pavimento in cotto e la carta da parati a righe e fiorellini bianchi e blu che richiama nella cromia il soffitto, decorato da un finto cornicione e medaglioni a grisaille nei quali si inseriscono frecce e faretra come simboli iconografici di San Sebastiano. L'arredo, concepito secondo il gusto tipicamente borghese dell' epoca, contribuisce a creare un'atmosfera intima e quasi domestica, con le ampie poltone in pelle in stile vittoriano e il massiccio armadio in noce posto lungo la parete d'ingresso, in cui trovavano posto i documenti dell' archivio. Sulla parete di fondo, accanto alla grande stufa in maiolica, un altro richiamo alle frecce di San Sebastiano nella portina che chiude il caminetto in marmo. Tra le suppellettili si notano le campane di vetro con fiori, altro elemento caratteristico dell' arredo ottocentesco; -dipinti: da sapere se rimangono e quali- i ritratti di alcuni confratelli tra i secoli XVIII e XX, tra i quali i coniugi Grosso e lo Scotto, e Angelica Lingua di Mosso, figlia di uno dei maggiori benefattori della Confraternita.
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