
La chiesa primitiva riconosce nei martiri (coloro che danno la vita per testimoniare il Vangelo) le persone più somiglianti al Cristo, per questo si prende cura dei loro sepolcri e li proclama “santi” cioè simili a Gesù e quindi chiamati a risorgere.
I corpi dei santi sono quindi considerati segni di Cristo e sulle loro tombe fioriscono segni prodigiosi. Con l’espandersi della Chiesa si moltiplicano le reliquie (letteralmente “frammenti”) legati ai corpi di santi, per portare fin nelle più piccole comunità le “prove” letteralmente in “carne ed ossa” che molte persone già hanno vissuto come Gesù e quindi questo è possibile per tutti. Si considerano testimonianze valide anche gli oggetti (legati magari al martirio) o i luoghi (chiamati in questo senso “santi” anch’essi). La crescente richiesta di reliquie porta ad una infinita loro frammentazione (particelle sempre più minute di ossa) oppure alla venerazione di oggetti che messi a contatto con esse diventano a loro volta reliquie (in questo senso sono da considerare la maggior parte delle reliquie legate per esempio alla Croce di Cristo). Non possiamo oggi cogliere appieno l’importanza che i credenti attribuirono anticamente alle reliquie; alcuni fenomeni generano a volte anche fanatismo e superstizione, tanto da diventare uno dei capisaldi della contestazione di Lutero, per questo la Chiesa Romana, dopo il Concilio di Trento, si curerà sempre più di una loro corretta venerazione attraverso ricognizioni dei Vescovi e documenti di accompagnamento per attestarne la veridicità